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Il gesto della pittura acquista in Viviana Faiola particolare e peculiare enfasi, connotativa di uno spazio ampio in cui indirizzare ed immergere la sua e la nostra percezione, la sua e la nostra immaginazione. La maggior parte delle sue opere ha un’altezza tra un metro e un metro e mezzo e, quindi, nel dipingere le sue potenti traiettorie utilizza per lo più tutta la lunghezza del braccio, partecipando col corpo alle larghe sciabolate nere, rosse, verdi, gialle, blu, che si intrecciano e si sovrappongono – soprattutto in basso, segnando una comune origine, le radici germinali del gesto stesso nella terra, nella carne – disegnando uno spazio pulsante, a più livelli, dal cui profondo aggallano altri segni e nuclei cromatici, in uno scambio ad alta frequenza tra esterno e interno, tra superficiale (epidermico) e profondo, tra psichico (spirituale) e fisico (mentale).
Se una delle componenti dell’informale era ed è indubbiamente la macchia, la ‘tache’, come grumo di emozioni rappreso sulla carta o sulla tela, l’altra era e resta il segno, il colpo di intervento quasi o del tutto automatico (istintivo), come sciogliersi di grumo, superamento dell’afasia, ripresa di coscienza e di azione liberatoria, Viviana Faiola sente molto la necessità di intervento e di traduzione gestuale libera, mirando solo a resistere al naufragio nel colore, a frapporre all’inghiottimento nel magma indistinto tensioni verso l’alto, per cercare di capire, di focalizzare e di ‘ comprendere’.
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Il largo gesto cattura e disegna appunto spazi di penetrazione e di esplorazione psichica, in modo ritmico, non sempre – volutamente – armonico, perché il contrappunto, il cambio di direzione del ‘ductus’, l’arresto, l’improvviso fraseggio o balbettio sono parte integrante e attiva e attivante del suo dialogo col mondo intimo, così come lo è la misura del gesto, perché coinvolge nell’atto di liberazione un’intensa mobilitazione corporea. Raramente chiude in alto l’area di attenzione, indicando così una spazialità aperta e illimitata nel congiungersi della psiche individuale a quella collettiva; ma dove sente il bisogno di farlo è per dare indicazione di un montare drammatico del disagio esistenziale e delle difficoltà di colloquio interiore e di dialogo. Desiderio, gioia, speranza restano nel fondo, schiacciati e quasi cancellati dal gesto e dalle scelte comportamentali del quotidiano. Altre volte è il vortice energico stesso a far emergere accensioni emotive positive, turbolenze d’entusiasmi e di passioni. |